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Il logo Lambretta |
Non molti post fa mi trovai a scrivere di un raduno di Trabant, l'auto storica della Germania dell'est, che incontrai passeggiando una domenica.
Una settimana fa per le strade della stessa città, Cesenatico, mi sono imbattuto nel raduno di un altro veicolo storico, la Lambretta. La Lambretta, per la mia generazione, ma soprattutto per le precedenti è un mito. Forse ancor più mitica della famosa Vespa. E' stato un simbolo di libertà su due ruote anche per chi una moto vera e propria non se la poteva permettere. La Lambretta è figlia di Innocenti, lo stesso imprenditore che nei primi trent'anni dello scorso secolo era diventato famoso per i suoi tubi. La sua impresa ideò un procedimento innovativo con il quale univa i tubi a formare un'intelaiatura. Quella stessa intelaiatura usata ancora oggi nei cantieri di mezzo mondo. Nel dopo guerra per diversificare il proprio mercato, pensò di buttarsi nella produzione di un mezzo pratico, alla portata delle masse. Con l'aiuto dell'ingegner Torre, nel 1947 nasceva la Lambretta. Questa piccola motocicletta prese il nome dal fiume vicino il quale sorgeva lo stabilimento in cui veniva costruita. Il Lambro. Per ironia della sorte l'ingegnere che avrebbe dovuto occuparsi del progetto, doveva essere proprio quel D'Ascanio, che successivamente alla sua dipartita dagli stabilimenti Innocenti per divergenze tecniche di sviluppo, divenne il padre della sopracitata Vespa.
Il raduno che ho visto io contava pochissimi esemplari (forse per il fatto che il tempo minacciava temporale da un bel po'), quasi tutti degli anni 60, a parte uno, del 1949. Ora non so a voi, miei cari e poco numerosi lettori, ma a me vedere qualcosa di meccanicamente ancora vivo e usato, provenire da ben sessantun'anni prima fa un certo effetto. E' come guardare in una finestra che da su un'altra epoca per pochi istanti. E a mio parere è affascinante.
Guardandola, senti tutto il progresso tecnologico, e allo stesso momento ti rendi conto di come le cose al giorno d'oggi siano fatte per non durare attraverso i decenni. Nonostante fosse un prodotto commerciale e di chiara manifattura industriale, se paragonato con la produzione odierna sembra qualcosa di totalmente artigianale, sa di fatto a mano. La Lambretta nel 1949 costava 170.000£, e con quei soldi avevi una moto 125cc da 4,3cv a tre rapporti che sfiorava a malapena i 70 Km/h. Aveva i freni a tamburo, con ganasce in acciaio e guarnizioni sul tamburo stesso. Consumava un litro di carburante ogni 30 km e aveva un serbatoio da 6 litri (0.8 di riserva) dotato di indicatore incorporato nel tappo, a dare un tocco finale di modernità la vernice metallizzata, per la quale erano disponibili 4 colorazioni: rosso (come quello che vedete nelle foto sottostanti), verde, blu e beige. Solo due optional, i pedalini e la sella del passeggero. Un'ultima cosa, prima di lasciarvi alle foto e al video (che permette di vedere la Lambretta in azione ascoltandone il caratteristico rumore) che ho catturato con il mio fido telefonino, l'aletta arancione che il tanto gentile proprietario ha avuto la cortesia di estrarre perché la potessi immortalare, è l'indicatore di direzione.
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Il Magnifico frontale. |
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Il magnifico posteriore. |
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Profilo destro. |
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Il fanale in dettaglio, sotto si intravede il logo Innocenti. |
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Il dettaglio del tamburo anteriore. |
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Se non avete idea di cosa sia, leggete il post. |
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La ruota di scorta e la pompa fissati con stringhe di cuoio. |
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Il sedile sotto al quale si intravede l'indicatore. |
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La trasmissione e l'ammortizzatore posteriore. |
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Dettaglio della fiancata sinistra. |
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Il manubrio. |
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